Apro questo nuovo blog dedicato al mio comune di residenza,Molfetta,esprimendo opinioni,giudizi e riflessioni su temi di politica e attualità che accadono nel mio paese.
Oggi voglio raccontarvi un avvenimento accaduto nel XVI secolo e che vide protagonista proprio la mia città,un evento tragico che costò la vita a un migliaio di persone colpevoli di aver difeso il proprio paese da una invasione militare straniera.
Non solo Roma ebbe a soffrire di devastazioni e saccheggi nella sua storia,ma anche altre città italiane tra cui, a metà del '500 Molfetta. Buona lettura!
Nella prima metà del XVI secolo Molfetta era sotto il dominio della corona spagnola.
La città contava oltre 5000 abitanti e ad un tratto nel 1528 le due maggiori potenze dell'epoca,Francia e Spagna si dichiarano nuovamente guerra,per il controllo della penisola italiana.
Molfetta cerca di barcamenarsi tra i due contendenti: un certo Antonio Bove, uomo facoltoso ma molto pericoloso sparge la voce che i nobili vogliono vendere la città ai francesi.
Scoppiano tumulti e il palazzo della Dogana in cui,sono riuniti i nobili viene preso d'assalto dalla popolazione: gli scontri si susseguono per diverse ore e provocano alcune vittime. Successivamente in una altra riunione in casa di Diomede Lepore,i nobili si organizzarono per stroncare la rivolta: il 20 febbraio 1529 il Lepore insieme a poche decine di giovani scorazzò in città scatenando il panico in citta. Putroppo il peggio doveva ancora arrivare!
I nobili molfettesi per evitare l'ira dell'imperatore spagnolo,chiesero l'aiuto del principe Caracciolo,alleato dei francesi,che,insieme ad alcune galere veneziane era fermo a Barletta.
La notizia arriva a Barletta e il principe Caracciolo pensa di usare Bove,per riprendere la città insorta senza spargimenti di sangue,nel frattempo i popolani presero a insultare le famiglie dei nobili molfettesi fuoriusciti,la situazione precipita quando,il Caracciolo,principe di Melfi si accorge che,Antonio Bove,in realtà era un doppiogiochista.
Caracciolo decide di attaccare Molfetta e alla testa delle galere veneziane che imbarcavano nobili fuoriusciti molfettesi,per terra Federico Carafa aveva il compito di marciare per terra sulla città pugliese in subbuglio,alla testa di alcuni soldati.
Pur sapendo dell'imminente attacco i molfettesi,non organizzarono alcuna difesa,credendo più che sufficienti le mura della città.
Arrivato a Molfetta,il 18 luglio 1529, con le galere veneziane,una nave suonò la tromba intimando la resa alla città che rispose sdegnosamente. Alcuni cittadini,in sfregio, si calarono dalle mure e stazionarono con aria di sfida in riva al mare,ci furono un disordinato scambio di artiglieria ma senza risultati.
I veneziani, riuscirono a impossessarsi delle funi e del materiale usato dai molfettesi per calarsi dalle mura cittadine e scavalcando le mura vescovili entrarono in città; Lepore fece il suo ingresso a Molfetta attraverso alcuni canali di scolo presenti vicino al Duomo e insieme ai soldati si sparse per la città.
All'interno di Molfetta irruppero le truppe francesi che dovettero affrontare la resistenza rudimentale dei molfettesi tutt'altro che decisi ad arrendersi,la città fu teatro di scontri sanguinosi che costarono la vita a Ettore Carafa e al comandante,barone di Macchia,lo stesso caracciolo evitò un grosso sasso lanciatogli da un molfettese di nome Colami.
La rappresaglia francese fu terrificante: per tre giorni dal 18 al 20 luglio 1529 Molfetta fu messa a ferro e fuoco.
Nulla venne risparmiato: stupri,devastazioni,saccheggi,torture e altri crimini si consumarono all'interno della mia città cinque secoli or sono,tra cui un atto di eroismo; una donna di nome Rosa Picca,pur di non cadere tra le grinfie di un soldato francese decise di suicidarsi gettandosi dal tetto di un palazzo.
Al termine della rappresaglia,le strade di Molfetta erano completamente ostruite di cadaveri: su 5000 abitanti furono oltre 1000 i morti.
Caracciolo privo di mezzi impose ed ottenne che la popolazione di Molfetta pagasse il sostentamento delle sue truppe,durante la sua permanenza le chiese di San Bernardino,Santo Stefano e la chiesa con annesso il convento di San Francesco furono demoliti,in quanto egli le considerava pericolose per la difesa della città,poco dopo oltre alla loro riedificazione rinforzò e riorganizzò le difese di Molfetta.
Caracciolo,non essendo stato ricompensato per il suo intervento e i suoi servigi,al termine della guerra tra Francia e Spagna prelevò tutto l'olio e insieme a tutti i fuoriusciti se ne andò a Venezia.
Solo dopo 18 anni di esilio, i fuoriusciti,chiedendo perdono a Filippo II,tornarono a Molfetta e furono restituiti loro, beni e averi.
L'ostilità e la lotta tra popolani e nobili Molfettesi aveva origini precedenti al 1529,ed è da ricercare nella nomina degli ambasciatori che dovevano recarsi dall'imperatore spagnolo per rendergli omaggio,nomina in cui i popolani avevano il diritto di essere consultati,questa mancanza accese la miccia a una lotta, a volte sanguinosa, che sfocierà dal 18 al 20 luglio nel Sacco di Molfetta e nel gesto eroico di Rosa Picca.